copertina di Leonard Torchi
Un romanzo scomodo e dilaniante, che ti strappa le viscere della coscienza senza lasciare alcuna speranza che tornino al proprio posto. Una storia che ti si incolla alla pelle e non potrai più lavare via. L’orrore della vita, la bellezza della vita. L’infanzia negata, vomitata, scaduta.
La fantasia salvifica, ma solo per poco.
Siamo il fango che abbiamo ingoiato, siamo il fiele che abbiamo bevuto. Indietro non si torna. Mai.
Si può soltanto camminare sui detriti di un’esistenza immaginaria, ferirsi, annientarsi... per poi farsi stelo in una crepa, fiore in mezzo al fango, ali senza volo.
Su una spiaggia desolata un Bambino e il suo Topo, una Signora, il Vecchio e, finalmente, un Uomo. Un’amicizia impossibile, una cancrena inarrestabile. E dalla fine inevitabile di tutto, la rinascita di tutto. Il dolore, la crescita, la speranza, uno spiraglio di vento. E di luce.
Una splendida litania poetica per un fiaba horror che commuove. Una metafora sull’esistenza pungente e dolorosa quanto può esserlo la bellezza così struggente che fa male.
Un libro da odiare o da amare, ma che non lascia indifferenti.
E non risparmierà nessuno.
Daniela Cattani Rusich