Iniziando a leggere questo secondo lavoro scopro che si presenta interessante, quanto e forse più del primo. Se in Labirinti emergeva una buona capacità creativa, un bisogno di esprimersi, una richiesta di attenzione e di ascolto, in Ombre di macchia Roberta diventa più audace, tenta, riuscendoci, di conquistarci addirittura, svelandosi di più, osando di più, mettendosi ancora più a nudo, quasi come se, impossibilitata in altro modo, avesse scelto la poesia per rivelarsi pienamente.
   Ma perché sceglie di raccontarsi attraverso la natura? Continuo a leggere e scopro un aspetto espressionista, anzi, una Roberta fauve, che traccia su foglio la sua esperienza emozionale e ce la offre senza falsi pudori. Poche pennellate e la poesia è servita, stesa sulla tela con i colori prorompenti della vita.
   Roberta racconta se stessa attraverso la natura perché lei stessa è natura, espressione della vita, parte integrante del regno animale e vegetale: donna, ramo, gatto, sole, macchia mediterranea, vino, olio, pane.
   Terra, dove tutto, non solo l’amore o il dolore, ma anche la quotidianità, può diventare poesia

Dipinge
d’arancio e ocra
la foglia di macchia
il fiato corto d’Autunno,
mentre le ore danno
la schiena alla luce
tiepidi scarabocchi di sole
annunciano lunghe ombre